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Padre Pio da Pietrelcina: cieco per amore

Aveva una particolare fobia per gli occhiali

I suoi occhi, grandi, così belli, così luminosi! Il suo sguardo, così limpido, così espressivo, così profondo! Quegli occhi, che riflettevano la sua anima, la sua interiorità, arrecarono a Padre Pio tanta sofferenza. E quello sguardo, insostenibile, che ti penetrava, che ti scrutava dentro, più volte si spense e sperimentò il buio totale, la completa cecità. Le prime notizie sui disturbi visivi di Padre Pio risalgono al 1911. All’epoca padre Pio si trovava, convalescente, a Pietrelcina. In una lettera del 16 dicembre inviata al suo confessore, scrive: “Colla salute io vado migliorando, ma con la vista non mi accompagna”

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Probabilmente deve trattarsi di un indebolimento della vista che però diventa fonte di serie preoccupazione per il frate il quale, il 5 gennaio dell’anno successivo, confida al suo direttore spirituale, padre Benedetto Nardella: “Mi sento  migliorato in salute, ma mi dà pensiero la vista che non vuole ritornarmi;  ma voglio sperare che il Signore mi riguardi almeno dalla cecità dell’anima”.

La vista che “non ritorna” la speranza di essere riguardato dalla “cecità dell’anima” offrono il quadro di una situazione piuttosto grave. Padre Pio non vede neppure le righe della carta da lettera che usa, tanto che il padre Benedetto, temendo il suo silenzio epistolare, gli raccomanda scrivi: “Scrivi dunque e narrami le cose del tuo spirito; non importa che per la tua debolezza della vista vai torto sui righi; procurerò io di leggere a diritto”

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Passano i mesi ma la vista non migliora. Padre Pio non riesce a leggere durante la celebrazione della messa ed è costretto a servirsi di un lume che don Salvatore Pannullo, l’arciprete, gli mette a disposizione. Pensa allora di chiedere il permesso di dire la messa della Madonna e quella dei morti, che conosce memoria, e prega il Padre Agostino di fare le pratiche relative con il provinciale, qualora ne condivida l’opportunità.  Padre Agostino dà il via alle pratiche necessarie e la sacra congregazione dei religiosi, con decreto n. 1444/12 del 21 marzo 1912, concede padre Pio, a causa della vista malata, la facoltà di poter celebrare la messa votiva della Madonna, nei giorni di festa e di rito doppio, e la messa dei defunti nei giorni di rito semidoppio e feriali.

Sempre per lo stesso motivo la predetta sacra congregazione, nella stessa data, autorizza il ministro generale dei Cappuccini a concedere a Padre Pio la facoltà di poter recitare quotidianamente e 15 decadi del rosario della Beata Vergine invece dell’ufficio divino, fa volta che viene data, il 25 marzo dello stesso anno, dal padre Pacifico da Seggiano. Gli occhi intanto continuano a provocare gravi disturbi a Padre Pio il quale ricorre ad una vista specialistica e, il 21 ottobre 1912, comunico al padre Benedetto: “Mi si ordina il riposo completa della vista”. I disturbi visivi di padre Pio continuano fino al 1916 accompagnati da dolorosissime cefalee. “La testa mi duole fortemente e non riesco a riordinare le mie idee” – scrive il 13 agosto di quell’anno al suo direttore spirituale, e aggiunge: “In certi momenti parmi di essere sul punto di dare di volta al cervello”. Da quella data, padre Pio non lamenta più male agli occhi o perlomeno non ne fa più cenno nelle sue lettere. Solo nel 1930 padre Agostino da San Marco in Lamis annota nel suo Diario che in maggio Padre Pio “soffriva negli occhi e faceva una cura”.

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Dallo stesso frate poi sappiamo che Padre Pio “dal 12 al 15 ottobre 1947 è stato a letto con un  male all’occhio destro e l’ha fatto soffrire molto”. Ma qual è la causa del deficit visivo di Padre Pio?  Il male agli occhi che lo affliggeva  provocava  l’indebolimento della vista, che a volte “non ritornava”e, determinava una completa cecità. L’indebolimento, oltre alle affermazioni dello stesso padre Pio, è confermato dalle prescrizioni di lenti che, il 3 giugno 1939 fa l’oculista Cesare Sanguinetti di Ravenna, dopo aver riscontrato, in entrambi gli occhi, una miopia di un grado e mezzo. Ma padre Pio forse ha  perché mai nessuno lo ha visto con le lenti. La sua temporanea società, invece, oltre a quanto egli stesso riferisce al 5 gennaio 1912, trova conferma in una testimonianza raccolta dalla viva voce di Pietro Cugino, l’ amico non vedente di padre Pio che per anni gli è vissuto accanto.
Pietruccio, fissando il vuoto con i suoi occhi spenti, ricorda commosso: “Padre Pio mi voleva tanto bene. Egli comprendeva più di chiunque altro la mia “situazione” per averla egli stesso sofferta, sia pure per breve tempo. Tante volte mi diceva “Pietru’,ciò  che tu soffri l’ho sofferto anche io. Lo so io che significa …!

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Annateresa Lacalamita

Padre Pio, prega per me. Prega per i miei occhi affinché il male si fermi. Ti supplico! Ho tanta paura che vada avanti. Ho talmente tanta paura che non riesco neppure a decidermi ad andare dall’oculista. Vivo nel terrore. Ti prego, aiutami anche se non merito.

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