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Padre Pio piange per un suo confratello

Padre Pio scrive a Padre Basilio da Mirabello Sannitico. Era il 17 dicembre 1917

Il 17 dicembre 1917, da San Giovanni Rotondo, Padre Pio scrive al suo confratello Basilio da Mirabello Sannitico.

Al secolo Antonio Baranello, padre Basilio nacque il 12 giugno 1889, vestì l’abito cappuccino il 29 novembre 1905 e divenne sacerdote il 15 marzo 1914. Le sue relazioni con Padre Pio, come appaiono nella corrispondenza raccolta nell’Epistolario IV, furono sempre sincere e schiette, accompagnate da una convinta venerazione. Morì nella Casa Sollievo della Sofferenza (San Giovanni Rotondo) il 13 gennaio 1965.

Mio carissimo Basilio, Gesù sia sempre con te e ti dia forza nel sostenere la prova, a cui ti va assoggettando!  Ed anche questa volta ho pianto nel sentire tutto ciò che ti convenne soffrire nei giorni che passarono. Hai una bella voglia nel ripetermi di serbare il mio pianto, ma come si fa a non piangere, sapendo che le persone che santamente si amano soffrono sì stranamente senza nessuno scopo se non santo almeno utile? Tu mi dici che sulla tua morte si deve rimanere né più, né meno, come si rimarrebbe se avvenisse la morte di un cane. E via, fratello mio, è la tua modestia ed il tuo sentimento umile che così ti fa parlare e sta bene; ma non si può, né si deve pretendere che gli ammiratori di tanta virtù e di tanta abnegazione abbiano da rimanersene impassibili. Potrai forse condannarmi dal solo lato che sia in me una debolezza, sia pure, perché solo per questo lato potrai convincerti di quel che io sono nella pura realtà davanti a Dio, e muoverti ad usarmi carità di intercedermi dal Signore ciò che tu credi che io abbia già. Credimi pure, o Basilio, mi manca tutto, ed ecco perché il Signore mi mortifica fin dalla mia fanciullezza. Se ciò non fosse, io non ne troverei la ragione. Lasciami, fratel mio, in questa realtà di convinzione e non scherzare più su ciò che non ha vero fondamento. Ahimé! anch’io posso ripeterti di me stesso ciò che s. Paolo dice: “Faccio quel male che odio e tralascio di fare quel bene che pur bramerei di fare”. Se vedessi a fondo la mia cattiveria passata, o Dio, che orrore prenderesti della mia persona. Che caos vi è in fondo a questa mia anima! La vanità e la superbia mi accompagnano persino nelle cose più sante del nostro ministero. Si vince, è vero, ma ciò prova indubbiamente che un tempo fu focolare d’immondezza, e che un grande vulcano si trova coperto, ma non spento”.

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