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Padre Pio a Foggia nel convento di Sant’Anna

Era giovedì 17 febbraio 1916

Il 17 febbraio 1916, è giovedì e il giovane Padre Pio giunge a Foggia, nel convento dei frati minori cappuccini di Sant’Anna. Deve sostare, in capitanata, per qualche giorno per incontrare finalmente la terziaria francescana Raffaelina Cerase con cui ha da circa due anni un rapporto epistolare. Raffaelina vuole essere confortata prima della sua morte dal suo direttore spirituale. Padre Pio deve rientrare subito a Pietrelcina, dove dal 1909 una strana malattia lo costringe a stare in famiglia. I cappuccini abitano in un vecchio palazzo baronale donato ai frati e adattato a convento. È mezzogiorno circa quando il ventinovenne Padre Pio accompagnato da Padre Agostino giunge in convento, la cui porta principale è in vico san Nicandro nel rione delle Croci.  Non sa quello che gli aspetta. Incontra il ministro provinciale fra Benedetto Nardella che gli intima “fra Pio tu o vivo o morto devi restare qui in convento. Scrivi a casa e fatti portare la tua roba”.

Il giovane cappuccino china il capo e accetta l’obbedienza del suo provinciale. Nel pomeriggio si reca da Raffaelina che assisterà ogni giorno fino alla sua morte avvenuta il 25 marzo. Il pietrelcine resta a Sant’Anna per sette mesi circa. Saranno mesi intensi, ricchi di preghiera, assalti di anime bisognose di misericordia, battaglie col demonio e momenti di gioia, come la consacrazione della Chiesa intitolata a Sant’Anna il 16 maggio 1916.

Padre Pio è un frate che in questo convento manifesta ai confratelli le sue grandi devozioni giornaliere. Non meno di quattro ore di meditazione sulla vita di nostro Signore: nascita, passione e morte. Novena alla Madonna di Pompei, a San Giuseppe, a San Michele Arcangelo, a Sant’Antonio, al padre San Francesco, al sacratissimo cuore di Gesù, a Santa Rita, a Santa Teresa di Gesù. Giornalmente poi, non meno di cinque rosari per intero.  Devozioni particolari, che, insieme alle pratiche liturgiche e alle altre pratiche religiose, alimentano la sua vita spirituale e costituiscono la sua vita devota, la sua vita di pietà. Devozioni che non si riducono alla recita meccanica di novene e rosari, ma sono un rispettoso e amoroso comportamento verso Dio, Gesù, la Madonna e i santi, di cui quelle pratiche sono espressione.

La vita devota di Padre Pio non è solo una pratica spirituale, ma anche rettitudine di un’autentica vita cristiana che, oltre, ad una irreprensibile condotta morale, include una profonda partecipazione alla vita divina, alla vita trinitaria di Dio.

La vita devota del cappuccino di Pietrelcina, che dopo cento anni è tornato in questo luogo, deve essere anche la vita devota di tutti coloro che dicono di essere suoi figli spirituali ed in particolar modo anche di tutti i terrazzani che lo incontrarono nel 1916 e di coloro che lo hanno accolto nel 2016 e che ancora oggi portano nella quotidianità il suo carisma e messaggio.​

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