Era il 29 marzo 1966 quando Padre Raffaele da S. Elia a Pianisi cominciò, intorno alle ore 15, una serie di colloqui-interrogatori con Padre Pio su quanto accadde il 20 settembre 1918. Padre Raffaele da S. Elia interrogò altre due volte il santo cappuccino nel corso dei mesi successivi (31 maggio 1966, 20 marzo 1967).
A quarantotto anni di distanza, da ripetute inchieste di padre Raffaele da S. Elia a Pianisi si ebbero da Padre Pio altri particolari della stimmatizzazione. La piaga al costato era già aperta sin dal 5 agosto 1918. «Da allora la ferita al cuore non si è più chiusa, ed ogni mattina – dichiara padre Raffaele – ha bisogno di cambiare la pezzuola tutta intrisa di sangue, che poggia sulla ferita».
Dalle 9 alle 10, in un profondo assopimento, dal Crocifisso, trasformatosi in un grande personaggio tutto sanguinante, che sta in coro, partono fasci di luce con frecce e fiamme che vengono a ferirmi le mani e i piedi, perché il costato era già stato ferito il 5 agosto dello stesso anno. Ero solo». Padre Raffaele riporta indirettamente un’altra affermazione dello stimmatizzato: «Ha risposto che le ferite o frecce luminose sono partite dalle stesse piaghe del Crocifisso trasformato in un grande personaggio e sono andate a ferirlo nelle mani e nei piedi. Il tutto è avvenuto in un profondo assopimento o estasi di amore considerando quel Cristo che tanto ha patito per noi, ed egli stesso chiedendo umilmente di partecipare vivamente ai dolori della crocifissione con Gesù, soffrendo nel suo corpo tutto quello che ha sofferto Gesù, da diventare un secondo crocifisso».
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