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La vestizione religiosa di San Pio da Pietrelcina. Era il 22 gennaio 1903

Il giovane Francesco Forgione cambia nome

Il 6 gennaio 1903, nell’antico convento di Morcone, in provincia di Benevento, costruito nel 1603, ad accogliere il quindicenne Francesco Forgione nell’ordine dei frati minori cappuccini è il maestro dei novizi, padre Tommaso da Monte S. Angelo. È lui, padre Tommaso, sedici giorni dopo, a compiere il rito della vestizione religiosa, il 22 gennaio 1903, ore 9 del mattino, dinanzi all’altare maggiore, presenti vari religiosi. Il Forgione depone i poveri vestiti che lo indicano contadino, e veste il povero abito cappuccino che lo indicherà, per sessantacinque anni figlio di S. Francesco d’Assisi. Lascia pure il nome di battesimo – il nome del santo d’Assisi che ora vuol seguire nella vita evangelica – e riceve un nome nuovo, assegnatogli dai superiori: Fra Pio da Pietrelcina. Ricevono con lui il saio dei cappuccini, nello stesso giorno, altri tre giovani, fra i quali un suo concittadino: Fra Filippo (Vincenzo Masone) da Pietrelcina, Fra Sebastiano (Salvatore Pranzitella) da Campobasso, Fra Anastasio (Giovanni di Carlo) da Roio.

I primi due lasceranno il convento; Fra Pio e Fra Anastasio resisteranno alla vita difficile, diventando sacerdoti.

Leggi anche: Il rito della vestizione 22 gennaio 1903

Ecco l’attestato della Vestizione del giovane Francesco. Abbiamo trascritto di seguito il contenuto.

Morcone, 22 gennaio 1903.

Il chierico fra Pio da Pietrelcina, che al secolo chiamavasi Forgione Francesco, con l’obbedienza del molto reverendo padre Pio da Benevento e dietro il decreto del reverendissimo padre generale del 21 gennaio 1903, fu vestito dei panni di probazione da me fra Tommaso da Monte S. Angelo, maestro dei novizi, in questo giorno 22 gennaio 1903, alle ore 9 antimeridiane, in questa nostra chiesa di Morcone, avanti all’altare maggiore, presenti i religiosi professi ed i novizi.

Il maestro impone al giovane pietrelcinese il nome del provinciale Pio da Benevento.

Tra la chiesa e la celletta numero 28, in preghiera e in prestazioni di lavoro, tra istruzioni spirituali e penitenze, il novizio Fra Pio si cimenta con coraggio e con impegno alla nuova vita che lo consacra al Signore. Tralasciando le descrizioni delle penitenze che lui stesso s’imponeva flagellando il corpo, mangiando pochissimo, mortificando gli occhi, abituando la lingua al silenzio, penitenze che non costituiscono la santità, ma l’aiutano e dimostrano – sottolineiamo un aspetto della sua preghiera, che colpì assai i suoi compagni: la meditazione sulla passione di Gesù con tante lacrime. «Dopo la lettura della meditazione, che era sempre sulla passione di nostro Signore Gesù Cristo, si tratteneva in ginocchio nel tempo stabilito e anche dopo, quando gli era possibile, versando copiose lacrime». «La sua meditazione era sempre sulle pene del Crocifisso. Durante la meditazione in coro piangeva a grosse lacrime, tanto che sul pavimento di tavole lasciava un macchione».

Per evitare le osservazioni burlevoli dei compagni, Fra Pio stendeva a terra dinanzi a sé, nel coro, un fazzoletto che, inzuppandosi, evitava che restassero sul pavimento i segni del pianto.

Anche durante il noviziato, come del resto nella natìa Pietrelcina, gli piaceva pregare e pregare a lungo. Per questo «chiedeva di frequente continui permessi di essere dispensato dalla ricreazione, dal passeggio e talvolta dalla cena per trattenersi in coro o in istanza». Quasi per riassumere i giudizi sempre positivi di vari cappuccini, suoi compagni di vita religiosa30, trascriviamo quanto disse il suo padre maestro di noviziato: «È stato sempre un novizio esemplare, puntuale nell’osservanza ed esatto in tutto da non dare il minimo motivo di essere ripreso, a differenza degli altri».

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Padre pio aiuta tutta la mia famiglia figli nipoti amen

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