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La mia auto la chiamai “la macchina di Padre Pio”

I viaggi a San Giovanni Rotondo di Francesco Guagliano

“Padre l‘amico Guagliano di Cava dei Tirreni, vuole prendersi la patente per guidare la macchina. Vuole il vostro permesso”.No! No! non gli do il permesso. Non voglio che il mio nome venga poi maledetto quando succederà quello che succederà . A stento mi reggo in piedi e che, devo addossarmi anche questo peso?” Appena l’amico Enzo Mercurio mi  comunicò detta risposta mi portai subito, alla scuola guida e rinunziai all’esame che avrei dovuto affrontare a distanza di qualche giorno. Meravigliato, l’istruttore, mi chiese il motivo ed io credetti opportuno di non svelare il segreto. Mi limitai  ad affermare che avevo cambiato idea. Trascorso un anno e, facendo ritorno a San Giovanni Rotondo, pungolato sempre dall’amico Mercurio, ritornai alla carica.

In confessione, consigliato qualche minuto prima da Enzo, così mi rivolsi al padre:“Padre ( Lui già sorrideva), posso farmi una promessa? “E lui guardandomi fisso: “Dì che vuoi?”. “Padre io vi prometto di non farti affaticare molto nel guidarmi se mi dà il permesso di prendere la macchina”. “E vabbè prendi pure la macchina ma ti raccomando di non correre…Tu perché devi correre ?”. “No non correrò e prenderò una macchina piccola, modesta,una macchina francescana”. E feci ritorno alla scuola guida dovetti rifare tutto: iscrizione, teoria e pratica. Finalmente presi la patente e  la relativa macchina una 850 nuova, che chiamai: “La macchina di Padre Pio”. Sì di Padre Pio perché fu la macchina dei viaggi a San Giovanni Rotondo. Quanti amici ha trasportato sul Gargano e tutte gratuitamente pur di trascinare i piedi di quel Padre, trasformatore di cuori e protettore potente presso Dio! Quante conquiste! Avevo obbedito e mi sentivo tranquillo poiché ero ben convinto di essere protetto da un gigante … dal gigante del Gargano. Un pomeriggio di gran caldo (mese di agosto) scendevo da San Giovanni Rotondo alle ore 16 circa. Ero alla guida e preso dalla stanchezza, mi addormentai sullo sterzo.

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Dormiva beatamente anche mia moglie e la suocera di mia figlia immerse in profondo sonno. E sognavo anche: temporale… forte grandinata ( il parabrezza si frantumava). Nel sogno gridavo: “Che tempesta! Che grandine!…E quando cessa questo temporale?”. Aprii gli occhi soltanto quando sentii la voce di mia moglie che gridava: “Il sangue! Il sangue! Padre Pio aiutaci! Padre Pio aiutaci!”. Allora ben compresi quando era accaduto! La macchina si è capovolta e fermata in una terra adiacente alla strada nazionale, nelle prossimità del campo di aviazione di Amendola sulla Manfredonia – Foggia. Questo terreno  era morbido perché zappato da qualche giorno e poco lontano da un’inferriata, che poteva anche strangolarci se l’impatto orribile fosse avvenuto qualche metro prima. In quel momento per fortuna e grazia particolare del buon Dio, la strada, di solito percorsa da numerose persone, era deserta. A distanza di minuti molti ciclisti transitano per una corsa di velocità. Venimmo accompagnati all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza. Qui furono fatte, subito la radiografia al capo, dal quale scendeva il sangue ma, ad onor del vero, fu riscontrato soltanto qualche lievissima graffiatura. Cosa insignificante! Per mia moglie e  l’altra signora piccoli ematomi, anche cosa da poco conto evitai una disgrazia di proporzioni colossali. Rischiai anche la galera perchè  la patente era scaduta da ben 2 anni non l’avevo rinnovata per distrazione superficiale giovanile. Pensando, ancora oggi a distanza di anni a quel pomeriggio di caldo afoso, mi viene di nuovo da tremare fortemente e non posso trattenermi da ripetere: “Grazie, grazie caro Padre”

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