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Il Natale del piccolo Francesco Forgione

Da bambino, viveva la santa ricorrenza in un’atmosfera magica.

Suggestione, fascino, commozione: questo è ciò che provava il piccolo Francesco Forgione con l’avvicinarsi del santo Natale.

Da bambino, viveva la santa ricorrenza in un’atmosfera magica. Si svegliava presto la mattina e andava con la mamma in chiesa per partecipare alla santa messa e per cantare una nenia a Gesù Bambino.

A Piana Romana, mentre i genitori erano nei campi, modellava con l’argilla le statuine dei pastori, della Madonna, di San Giuseppe e del Bambinello. Quest’ultima, come ricorderà Mercurio Scocca, suo amico d’infanzia, gli dava un gran da fare perché «la faceva e la rifaceva tante volte». Non era mai contento del risultato e, soppesandola nel palmo della mano, diceva: «non è venuta come volevo io». E tornava ad impastare la creta, per farne una più bella.

A casa disponeva i personaggi del presepe in una piccola grotta ricavata nella parete più ampia, su cui spiccavano gli angeli osannanti. All’interno trovavano posto San Giuseppe, la Madonna, il bue e l’asinello, i pastori, un piccolo gregge scortato dai cani, il calzolaio, la lavandaia, il fornaio ed i cammelli con sulla groppa i Magi. La mangiatoia colma di paglia rimaneva “vuota” fino alla notte della vigilia, quando “doveva nascere” Gesù Bambino.

Con geniale trovata, preparava i lumicini colmando, con poche gocce d’olio e un minuscolo stoppino, le conchiglie vuote della chiocciole più belle, che sceglieva con cura e che svuotava, anzi faceva svuotare da un altro amico, Luigino Orlando, giacché lui «non aveva il coraggio di fare l’operazione». Poi, all’esterno della grotta, sistemava larghi pezzi di muschio che, dal tronco degli alberi, staccava delicatamente con un temperino.

Era felice quando mamma Peppa, nei primi giorni di dicembre, prenotava “la novena” agli zampognari. E quando, dalla sera del 16, essi imboccavano Vico Storto Valle, egli accendeva subito i ceri davanti al “suo” presepe” e lì rimaneva immobile, ammaliato dal suono delle zampogne che componevano la loro struggente pastorale. Poi li seguiva lungo le vie del paese, aspettandoli davanti alle case in cui entravano o ai crocicchi, sotto le edicole sacre esposte ed addobbate. Prima di andare a letto, sui vetri appannati della sua abitazione, con l’indice scriveva: Buon Natale

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