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Padre Pio e il suo elogio funebre

Quando Padre Agostino pensava al suo funerale

Nel novembre del 1911 Padre Pio era in convento a Venafro, nel Molise. Trascorse in questo convento circa 40 giorni. Dalla fine di ottobre agli inizi di dicembre. Estasi, colluttazioni col demonio e visioni caratterizzavano le sue giornate. Le estasi erano sempre precedute o seguite dalle apparizioni diaboliche.

Padre Pio era malato e stava a letto. Una sera dopo cena stava male, urlava e delirava… Nessuno s’era accorto dei fenomeni preternaturali e soprannaturali, neanche lo stesso Padre Agostino da San Marco in Lamis. Il padre lettore chiamato da uno studente corse nella stanza di Padre Pio, dov’erano altri frati e vide il giovane frate pietrelcinese, coricato a letto, con viso agitato che diceva: “mandate via quel gatto, mandate via quel gatto che si vuole avventare”.

Padre Agostino non ebbe la forza di resistere a quella scena. Pensando che padre Pio delirasse e che stesse per morire se ne andò in coro a pregare per lui. Durante la preghiera, però, convinto che il il cappuccino di Pietrelcina fosse in fin di vita, pensò anche all’elogio funebre, che egli stesso avrebbe dovuto pronunciare. Dopo più di un quarto d’ora, ritornò nella stanza di padre Pio, il quale però, passata l’apparizione diabolica, se ne stava solo, rasserenato e giulivo. Non appena lo vide, Padre Pio gli disse: “è andato in coro a pregare ed ha fatto bene… pensava pure al mio elogio funebre,.. c’è tempo, padre lettore, c’è tempo…”

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