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Padre Franco Moscone: “le vostre case sono piccole Chiese che accolgono Cristo”

Domenica delle Palme. La Santa Messa presieduta dall'arcivescovo

“Il mio invito in questo momento è rivolto a chi sta partecipando a questo Eucarestia da casa e di sentire le proprie case come Chiesa, come luogo di gioia per accogliere il Signore per ascoltarlo e sentirlo presente in mezzo voi” con queste parole ha avuto inizio la riflessione di Mons. Franco Moscone, che ha presieduto la Messa vespertina delle 18.00 della domenica delle Palme.

Il vescovo di Manfredonia , Vieste e San Giovanni Rotondo si è detto sconvolto nel vedere la Chiesa di santa Maria delle Grazie senza il popolo e strano parlare dinanzi ad un edificio vuoto: “Ma ascoltando bene il testo della seconda lettura di oggi, che è l’inno ai Filippesi,  il testo del nuovo testamento che meglio interpreta la missione di Gesù, scopriamo dentro due parole che in qualche modo oggi tutta la Chiesa vive anche in forma plastica. Gesù svuotò se stesso, svuotò la sua divinità per scendere e umiliarsi facendosi uomo e servo dell’uomo fino a morire per l’umanità.

Le chiese svuotate di questi giorni ,di questa lunga e inedita quaresima, credo ci parli anche del mistero,  della redenzione e dello svuotamento di Dio, per assumere il servizio dell’umanità fino a morire e a morire nel modo più indegno di condanna in croce per romanità.”

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“Che questa esperienza – ha continuato Mons Franco –  ci richiami a questa verità fondamentale della nostra fede. Abbiamo ascoltato il racconto della passione, morte e sepoltura del Signore. Queste parole le possiamo vedere anche nelle immagini che si ci passano davanti in questi giorni attraverso i media televisivi, o che magari molti di voi hanno vissuto anche a livello personale. L’immagini dei tanti ammalati e sofferenti che lottano tra la vita la morte a causa di un male arrivato improvviso e  sconosciuto sono l’immagine reale della carne piagata del Signore. Abbiamo davanti  le immagini di chi si china su queste persone cercando di curarle, di guarirle, di riportarle a vita o perlomeno dare un momento di dignità finale rischiando la loro stessa vita, anche loro sono l’immagine del Cristo buon samaritano che si china sulle piaghe dell’umanità abbandonata, ferita e lasciata sul ciglio della strada. Abbiamo davanti le immagini delle tante persone che in un modo o  non altro con il loro servizio e il loro lavoro permettono alla nostra società di oggi rimasta bloccata e attonita di poter continuare a vivere.”

Nel concludere l’omelia Mons. Moscone ha invitato tutti i fedeli a chiedere al Signore che ci aiuti veramente a guardarlo , a riconoscerlo e ad assumere la nostra responsabilità per portare la croce. “La croce vista come un momento di passaggio, perché il definitivo non sta nella croce ma, nella resurrezione, nella Pasqua che tra otto giorni celebreremo”

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