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Fra Pio da Pietrelcina: un frate diverso dagli altri

La sua persona era veramente bella, ma bella di volto e di compostezza

A Sant’Elia a Pianisi, Fra Pio ben presto suscitò in tutti  sentimenti di profonda stima. Il padre Raffaele, che all’epoca era aspirante cappuccino, attesta: “Fin dal primo incontro con fra Pio, in modo tutto particolare, destò in me un senso di viva ammirazione per il suo comportamento esemplare. Ragazzo, com’ero non m’intendevo di virtù, ma notavo che in lui qualcosa che lo distingueva dagli altri chierici. Dovunque l’ incontravo, nei corridoi, nel coro, in sacrestia, nell’orto, era sempre mortificato, raccolto ed in silenzio; non c’era pericolo che dicesse una parola: parlava il necessario, mentre i confratelli si davano più libertà ed erano, per la verità, più chiassosi. Anche dal popolo che frequentava la nostra chiesa e dal clero locale era ritenuto un religioso che distingueva dagli altri; e lo stesso canonico Don Giovanni Di Palma, ultra 85enne, e Monsignor Teotonico arciprete e poi vescovo di Aversa, lo additavano ai suoi confratelli per la sua modestia, mortificazione e grande pietà. Dopo il santo noviziato ripassai  per Sant’Elia a Pianisi, andando a San Marco la Catola e, mentre negli altri studenti notai libertà e disinvoltura, in Fr. Pio rilevai  raccoglimento e mortificazione, come lo avevo lasciato l’anno precedente.  Anche fra Basilio, che era con me, notò che fra Pio si distingueva dagli altri”.

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Padre Damaso, nei suoi Ricordi su Padre Pio dettati al padre Alessandro da Ripabottoni, che li raccolse e li dattilo scrisse, ricordò “fra Pio anche i miei occhi di ragazzo risultava una persona un po’ differente dagli altri: era più amabile, sapeva dire qualche parola buona noi ragazzi; suggeriva qualche consiglio in modo molto dolce; e noi ascoltavamo volentieri. Per me spiccava, anche se nulla di straordinario notavo in lui. Appena suonato il campanello del coro, ci esortava ad intervenire con sollecitudine. A ricreazione gli altri compagni andavano a raccogliere nell’orto, senza permesso, fave fresche e mangiavano . Poi le offrivano anche a Fra Pio che si schermiva, con tanta grazia da destare ammirazione e simpatia. Una sera in coro si si faceva orazione mentale. Io stavo vicino a lui, alla sua destra. Spinto della devozione, mista a curiosità, misi di soppianto il mio dito su un grande fazzoletto bianco che padre Pio aveva al suo fianco; e pensa al dono del lacrime (dicevano che era malato agli occhi per il troppo pianto). Ritirai il mio dito tutto bagnato, perché il fazzoletto inzuppato di lacrime . Da allora concepii qualche cosa di particolare nel mio animo per la bontà di Padre Pio “.

Padre Agatangelo da Sant’Elia a Pianisi, allora quindicenne, nel corso di un’intervista affermava che “con gli studenti non si potevano parlare, con fra Pio si. Il suo comportamento, diverso dagli altri, era ammirato sia da noi aspiranti e sia dal popolo. Nel trattare con noi si notava la compostezza, la riservatezza, la religiosità. Non era un carattere ritroso, ma affabile e molto alla mano, non destava soggezione; e tutti i compagni gli volevano sinceramente bene. La sua persona era veramente bella, ma bella di volto e di compostezza”.

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