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Padre Pio trascorreva oltre 15 ore al giorno nel confessionale

Padre Pio, il martire del confessionale

Padre Pio da Pietrelcina da quando è arrivato a San Giovanni rotondo, nel 1916, ha dedicato la maggior parte del suo tempo e le sue migliori energie al ministero della confessione.

È stato chiamato,a  ragione, “il padre che confessa”,il martire del confessionale”. Padre Pio riusciva e a passare 15 e più ore al giorno nel confessionale, qualcosa di spiegabile in un uomo colpito da malattie misteriose, logorato da frequenti disturbi, con continue perdite di sangue dalle ferite delle stimmate, e che si nutriva, quando lo faceva, con un po’ di minestra a pranzo e un po’ di zuppa a cena. Sin dall’inizio, e più ancora da quando le stimmate diventarono visibili nel suo corpo, il 20 settembre 1918, le folle numerosissime arrivavano da tutte le parti per confessarsi da lui. Nel convento dei Cappuccini c’erano ovviamente altri sacerdoti, ma i pellegrini cercavano padre Pio e, pur di confessarsi da lui rimanevano in attesa 15 e più giorni a San Giovanni Rotondo.

Se il lavoro era opprimente: “Ed è ormai l’una dopo la mezzanotte, che traccio queste poche righe. sono ormai 19 ore di lavoro che vado sostenendo, senza un po’ di sosta“, furono molti più dolorosi i due anni, da giugno 1931 a luglio 1933, in cui, come conseguenza di gravissime calunnie contro di lui, rimase chiuso tra le quattro pareti del convento. Si sentiva “divorato dall’amore di Dio e dall’amore per il prossimo”, amori che lo spingevano a “liberare i miei fratelli dai lacci di Satana” e a “dare la vita per i peccatori perché possano dopo partecipare della vita del Risorto” per mettere così fine “all’ingratitudine degli uomini nei confronti di Dio, nostro somma benefattore”.

Nell’amministrare il sacramento della confessione padre Pio ricorreva a tutti i mezzi della sua portata per strappare i penitenti dal peccato e condurli a Dio; anche ai doni speciali di profezia e di penetrazione delle coscienze, che consentivano –  non lo fece diverse volte –  di anticipare ed elencare i peccati che doveva confessare il penitente, senza escludere quando lo riteneva necessario, la correzione severa, il rifiuto e persino la negazione dell’assoluzione.

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Successivamente doveva comprare queste anime e riuscire a venderle tutte ritornare, pentite in cerca del perdono. Ecco le parole dette ad un sacerdote inglese: “Se si sapesse quanto costa un’anima! Le anime non vengono date in dono;si comprano. è sempre con la stessa moneta che bisogna pagarle!”. E al suo direttore spirituale disse: “quante volte per non dire sempre, mi tocca dire Dio giudice con Mosé, o perdoni a questo popolo o cancellami dal libro della vita”.

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Anna maria Scopece

Vi ringrazio di cuore per i vostri commenti grazie grazie

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