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Padre Gemelli: una pagina triste della vita di Padre Pio

La relazione di Padre Agostino Gemelli. Era il 19 aprile 1920

Il 19 aprile 1920 Padre Agostino Gemelli di ritorno dall’incontro avuto con Padre Pio nella sacrestia della chiesetta antica il giorno prima, non perde tempo e prende carta e penna per scrivere a mons. Carlo Perosi, assessore del Sant’Uffizio una relazione sul cappuccino di Pietrelcina. L’incontro avuto con Padre Pio era privato e padre Gemelli non aveva nessuna autorizzazione per visitare le stimmate di Padre Pio. Il cappuccino obbedì ai suoi superiori non mostrando al frate psicologo i segni della Passione di Cristo. Gemelli lasciò San Giovanni Rotondo, seccato, infuriato, irritato e offeso.

Nella relazione, datata 19 aprile 1920, padre Gemelli pur ammettendo che «padre Pio è uomo veramente di elevata vita religiosa, uomo esemplare», Gemelli trova il metodo per vendicarsi con un sol colpo di coloro che ritiene responsabili del “gran rifiuto” che ha dovuto ingoiare a San Giovanni Rotondo.

Nella relazione, Gemelli, dopo aver descritto dettagliatamente le stimmate delle mani, dando l’impressione di averle viste, nonostante la precisazione in premessa di non aver compiuto «alcun esame dal punto di vista medico», il clinico francescano attesta: «Al sottoscritto sembra che si tratti di un caso di suggestione inconsciamente prodotto dal padre Benedetto in un soggetto malato come è il padre Pio e che ha condotto a quelle caratteristiche manifestazioni di psittacismo che sono proprie della struttura isterica».

La Congregazione risponde chiedendo più dettagliate indicazioni per approfondire l’analisi del caso. Gemelli le scrive il 2 luglio 1920 e le invia al Sant’Uffizio, senza aggiungere commenti. Tra l’altro, suggerisce di affidare lo studio del caso «a una commissione costituita da un teologo, da uno psicologo e da un medico» e di «allontanare durante l’esame qualsiasi influenza del padre Benedetto ex provinciale».

Gemelli scrisse cose gravissime su Padre Pio che ebbero echi nel corso degli anni successivi. Nonostante questo mai nessuno sentì proferire una parola da Padre Pio contro Padre Gemelli. Padre Pio accettò e offrì tutto al Signore.

Ecco i tre punti su cui si basava la relazione di Gemelli del 19 aprile 1920:

1) Padre Pio è uomo veramente di elevata vita religiosa, uomo esemplare. Introdottomi a conversare con lui, senza che egli se ne avvedesse, con innocente artificio, lo sottoposi ad un interrogatorio psichiatrico: non vi sono i segni di quelle malattie mentali a contenuto religioso che si potrebbero addurre in campo, ma Padre Pio non presenta nemmanco nessuno degli elementi caratteristici della vita mistica. Sembra piuttosto un uomo a ristretto campo della coscienza, abbassamento della tensione psichica, ideazione monotona, abulia; elementi questi che fanno pensare a una diagnosi che io non posso formulare non avendo sottoposto il Padre Pio a un esame neurologico, che assume in questo caso il valore di controllo dei suddetti dati.

2) Il suddetto Padre presenta inoltre alle palme e al dorso delle mani piaghe rotonde con escora sanguinolente. So che altrettante e simili piaghe ha ai piedi e che una, a forma di croce capovolta, presenta sull’emitorace sinistro. Dette piaghe, comparse nel settembre 1918, si sono, a mano, mano, estese e approfondite. Per diagnosticare la natura di queste piaghe sarebbe necessario sottoporre il malato ad alcune indagini alle quali so che il suddetto Padre non fu sottoposto dai medici che lo hanno sin qui esaminato.

3) Altro fatto importante si è che nel convento si è formata, attorno al Padre Pio, una atmosfera di suggestione nella quale vengono attratti molti di coloro che vi arrivano. E che questa suggestione sia giunta ad un grado elevato, è provato dal fatto che da tutti viene interpretato come profumo di origine soprannaturale un odore acuto, aromatico, che emana dalle mani del suddetto Padre. Anche sulla origine di questo profumo non furono fatte indagini dai medici che hanno esaminato l’ammalato. Ha contribuito a quest’opera di suggestione con attività tenace e da lungo tempo esercitata, un Padre che appartiene alla stessa provincia, il Padre Benedetto Nardoni, ex provinciale, che fu l’educatore, il consigliere e il protettore dello stesso Padre Pio e che è oggi colui che racconta fatti straordinari che meriterebbero di essere sottoposti a controllo.

Da tutto l’insieme, al sottoscritto sembra che si tratti di un caso di suggestione inconsciamente prodotto dal Padre Benedetto in un soggetto malato come è il Padre Pio e che ha condotto a quelle caratteristiche manifestazioni di psittacismo* che sono proprie della struttura isterica. Dico “sembra” poiché si tratta solo di una “interpretazione” che richiede la prova di indagini rigorose ed accurate.

* Tendenza a ripetere come un pappagallo ciò che si è sentito; tendenza a usare parole vuote o che non si comprendono.

riproduzione riservata

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Padre Agostino Gemelli fu più di ogni altra cosa un grande uomo d’affari, costruttore non di pace ma di edifici e strutture. Attaccò furiosamente Padre Pio per il suo misticismo. A cosa erano valsi tanti studi religiosi. Ha avuto dei seguaci nella nostra epoca come quel giurista della Cattolica teorico delle idee leghiste , Gianfranco Miglio, che aveva capito tutto del messaggio d’amore di Gesù. Ma ormai siamo abituati. Formigoni, di formazione ciellina, fulgido esempio…

Gli studi religiosi di Padre Agostino Gemelli gli sono valsi a creare l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dell’istituto secolare dei Missionari della regalità di Cristo e dell’Opera della Regalità.
Questa voce dedicata a Padre Gemelli nel sito di Padre Pio (peraltro obiettivamente corretta) ha omesso di ricordare la definitiva relazione che fece sul frate di Pietrelcina
Nel 1926, dopo essere stato raggiunto da alcuni devoti di padre Pio, Gemelli scrisse una nuova lettera al Sant’Uffizio. Questa volta affermò che per lui Padre Pio era “uno psicopatico ignorante e che indulgeva in automutilazione e si procurava artificialmente le stigmate allo scopo di sfruttare la credulità della gente”[6]. Dalle indagini archivistiche, comunque, si evince che Gemelli non fu il fautore dei provvedimenti vaticani sul cappuccino. Il Sant’Uffizio preferì non assecondare mai lo scienziato in materia di indagini su fenomeni straordinari di cui egli si interessò
https://it.wikipedia.org/wiki/Agostino_Gemelli#Gemelli_e_padre_Pio

Gemelli è stato il motore primo da cui è partita tutta la campagna persecutoria nei confronti di Padre Pio. La differenza tra i due è proprio nell’azione e reazione. Gemelli ha sciorinato tutta una serie di osservazioni ed esami, che in realtà non ha mai fatto, avendo avuto solo un incontro con Padre Pio: durato pochissimi minuti.
Ma, come ha giustamente affermato il dott. Giorgio Festa (il clinico Romano che ha avuto più volte la possibilità di esaminare le stigmate di Padre Pio), il “Gemelli si sarebbe «avventurato ad esprimere un giudizio a priori, senza avere affatto una nozione della natura e delle condizioni anatomo-patologiche con le quali si presentavano… le piaghe del Padre Pio, e senza aver avuto agio di eseguire su di lui neppure le ricerche psicologiche più elementari»[10] ”. Il Gemelli – ribadisce il Festa – «ha invece giudicato del padre Pio non secondo scienza, ma solo secondo la propria immaginazione; senza aver affatto esaminato le sue piaghe, e senza neppure aver avuto con lui quella conversazione iniziale che è elemento indispensabile a raccogliere dati positivi per un qualsiasi giudizio psicologico»”[11].”.
Dalla reazione di Padre Pio di fronte a oltre quarant’anni di azioni disciplinari e persecutorie del Santo Ufficio, si evince tutta la differenza tra lui e il “grande accusatore”. È tutta la sua vita a testimoniare chi è stato, in seguito, Padre Pio da Pietrelcina. Un martire di Dio e della Chiesa, che all’abbondanza di doni divini ricevuti, ha risposto con il suo nudo patire e il nudo amare, l’Alter Christus trasverberato e stigmatizzato, l’anima riparatrice, l’uomo di Dio contrassegnato da una grande varietà di carismi che ha messo sempre disposizione delle anime, e appunto l’apostolo del confessionale. E poi, il taumaturgo per mezzo del quale Dio ha operato eventi sensazionali, grazie senza numero, e miracoli strepitosi sul Gargano e nel mondo.
Soprattutto, malgrado tutto il male ricevuto da personalità come Gemelli, il vescovo Pasquale Gagliardi, alcuni canonici regolari di San Giovanni Rotondo, il vescovo di Padova Girolamo Bortignon, don Umberto Terenzi di Roma, il Visitatore apostolico mons. Maccari, quello successivo padre Paul-Pierre Philippe e tanti altri, Padre Pio non ha mai mosso parole di denuncia o di rimpovero. Dalle sua labbra usciva solo questa espressione: “La Chiesa è madre, anche quando percuote”. .
Per questo e tanto altro, Padre Pio è una delle più straordinarie anime mistiche della Cristianità, e un Santo con la ESSE Maiuscola.
Gemelli, invece, non potrà mai essere elevato agli onori degli altari.

[…] 6 Nella relazione, Gemelli, dopo aver descritto dettagliatamente le stimmate delle mani, dando l’impressione di averle viste, nonostante la precisazione in premessa di non aver compiuto «alcun esame dal punto di vista medico», il clinico francescano attesta: «Al sottoscritto sembra che si tratti di un caso di suggestione inconsciamente prodotto dal padre Benedetto in un soggetto malato come è il padre Pio e che ha condotto a quelle caratteristiche manifestazioni di psittacismo che sono proprie della struttura isterica». Fonte: https://www.padrepio.it/padre-gemelli-una-pagina-triste-della-vita-di-padre-pio/ […]

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