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Il leone di Simla battuto dall’agnello di San Giovanni Rotondo

Mons. Kenealy: "Padre Pio se sa soffrire, sa anche come sorridere". Era il 27 marzo 1920

Nel mese di marzo del 1920, l’Arcivescovo di Simla, Indie orientali, venne inviato dal Papa Benedetto XV a visitare Padre Pio. L’arcivescovo era uomo di grande cultura e di nota austerità di vita. Giunse a San Giovanni Rotondo con dei pensieri piuttosto scettici nei confronti di Padre Pio, che poi sul posto mutò in sentimenti di stima e di rispetto.

Aveva preparato un lungo e dettagliato dossier di domande da rivolgere al frate cappucino. Il 27 marzo rientrato dal paesino garganico scrisse la sua relazione. Raccontò nel suo manoscritto che di fronte alla semplicità, all’umile sapienza e alla schiettezza francescana di Padre Pio, l’interrogatorio preparato andò in fumo. Alla fine si inginocchiò davanti a Padre Pio e gli chiese la benedizione.

Poi aggiunse: “L’Agnello di San Giovanni ha vinto il leone di Simla”.

Mons. Kenealy esaminò le stimmate di Padre Pio il 24 marzo: “vado via da San Giovanni profondamente convinto di ciò che ho visto e sentito, che là, a San Giovanni abbiamo un vero santo, singolarmente privilegiato dal Signore con le cinque piaghe della passione e con altri doni, che siamo abituati a leggere nella vita dei grandi santi”. “È osservante e operoso – scriveva l’arcivescovo di Simla – ha grandi doni dal Signore e nondimeno è tutto naturale nel più vero senso della parola. Se sa soffrire, sa anche come sorridere”.

Queste dichiarazioni assunsero un maggiore significato tenendo conto che l’arcivescovo era conosciuto per la forte personalità di filosofo, per il suo temperamento. La sua relazione arrivò anche alla redazione del Times, che ne fece larga diffusione, pubblicandola il 3 luglio 1920.


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Anna maria Scopece

Ogni giorno leggo i vostri messaggi vi ringrazio tantissimo 🙏

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